In questa guida spieghiamo come funziona il comodato d’uso per auto.
Il comodato d’uso è un contratto che consiste nella possibilità per un soggetto, detto comodatario, di beneficiare del godimento di un bene di proprietà di un altro soggetto, definito comodante. La particolarità di questa tipologia contrattuale è da individuare nell’assenza di un corrispettivo per tale godimento, di conseguenza il comodato d’uso viene anche definito gratuito. Esso può avere come oggetto beni immobili, mobili e mobili registrati. L’unica caratteristica che si richiede è che il bene non sia consumabile, visto che in questo caso non sarebbe possibile per il comodatario restituirlo al proprietario alle condizioni in cui lo aveva ricevuto in consegna, fatto salvo l’ordinario logorio del tempo.
Come abbiamo appena visto, tutti i tipi di beni non consumabili possono essere oggetto di un comodato d’uso, compresa un’auto. Il comodato d’uso per auto è forse più diffuso di quanto si immagini. Siamo nella classica situazione in cui il soggetto che possiede il veicolo, ovvero che lo utilizza, non coincide con il proprietario, ma beneficia di questo per un periodo di tempo determinato o indeterminato. Il contratto di comodato, infatti, può prevedere una scadenza o anche essere stipulato senza fissare un termine. Nel primo caso, la consegna del bene deve avvenire alla data indicata, nel secondo all’atto della richiesta del proprietario, ovvero potenzialmente in qualsiasi momento.
Nonostante si tratti di un bene mobile registrato, l’auto non richiede, come gli altri beni, alcuna forma particolare per la stipulazione del contratto di comodato, che può avvenire, quindi, verbalmente o per scritto, con o senza registrazione. Nel caso si scelga per la registrazione, essa deve avvenire entro 20 giorni dalla data di stipulazione del contratto e comporta il versamento di un’imposta di registro di 200 euro all’Agenzia delle Entrate e la contestuale redazione di tre copie del contratto, di cui una resta depositata nell’ufficio dell’ente e le altre due vanno alle parti. Su ciascuna copia va apposta una marca da bollo da 16 euro per ogni 100 righe o 4 facciate. Il costo di questa triplica, essendo le copie tre.
Ribadiamo che il contratto d’uso non richiede la registrazione e la stipulazione per scritto, tranne nel caso in cui il comodato sia richiamato in un altro atto pubblico. Una norma, però, ha portato dubbi tra gli automobilisti, in quanto richiede che il proprietario comunichi alla Motorizzazione Civile territorialmente competente l’eventuale utilizzo della sua auto da parte di un terzo soggetto se ciò avviene per un periodo ininterrotto di almeno 30 giorni. In particolare, la Legge 120/2010 ha modificato l’articolo 94 co. 4 bis del Codice della Strada e, così come chiarito dalla circolare ministeriale 15513/2014, ha stabilito che se un’auto viene concessa in comodato per un periodo maggiore di 30 giorni, occorre inviarne apposita richiesta alla Motorizzazione Civile.
La ragione di questa norma è identificare con certezza chi sia alla guida di un mezzo, in modo da potere risalire alle responsabilità di ogni soggetto. Questa norma, tuttavia, non ha niente a che vedere con i contratti di noleggio, leasing o anche di condivisione del veicolo tra parenti e amici, ma riguarda essenzialmente proprio il contratto di comodato d’uso, che avviene, come dicevamo, a titolo gratuito. Per effetto di questa disposizione, se il comodatario beneficia dell’auto per un periodo superiore a 30 giorni senza interruzione, il proprietario o comodante deve segnalare all’ufficio della Motorizzazione la situazione, comunicando gli estremi identificativi del beneficiario entro 30 giorni dall’inizio della concessione. Attenzione a non confondere, quindi, questo adempimento con la registrazione del contratto, perché si può perfettamente stipulare un contratto di comodato d’uso in forma verbale, ma si deve dichiarare ugualmente all’ente la guida del proprio veicolo da parte di un terzo, qualora ricorrano le condizioni indicate in precedenza.
Vediamo per quale ragione il proprietario di un’automobile dovrebbe concederla in comodato d’uso a terzi. I casi potrebbero essere svariati. Poniamo che disponga di un’auto che non gli serve per un determinato periodo o una in più rispetto alle proprie necessità, ma che preferisca tenere la titolarità, evitando di venderla. A questo punto, meglio consentire a un conoscente, meglio se fidato, di guidarla, in modo che possa avere un beneficio. Stesso discorso nel caso di un automobilista che, essendo fuori per lavoro per buona parte dell’anno, intenda non tenere ferma l’auto, ma farla guidare da terzi. A sua volta il comodatario può fare guidare l’auto ad altri soggetti, ma in maniera del tutto sporadica, nel senso che non è ammesso il sub comodato.
Una ragione per cui concedere l’auto in comodato potrebbe essere economica. Anche se si tratta di un contratto a titolo gratuito, niente vieta al proprietario di chiedere al comodatario di sostenere le spese relative al mantenimento del veicolo, come l’imposta di bollo, magari in proporzione al periodo dell’anno detenuta, così come anche di farsi carico delle ordinarie spese di manutenzione. Il comodatario ha diritto a farsi rimborsare dal proprietario le spese straordinarie sostenute, ma solo se affrontate in caso di emergenza. Il fatto che il proprietario addossi al comodatario il pagamento di spese periodiche non implica il mascheramento di un contratto di noleggio, perché si starebbe limitando semplicemente a condividere le spese relative al bene concesso in comodato, non a ricavarci un guadagno, come sarebbe nel caso di un canone.